Ayrton Senna
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Ayrton Senna: il ricordo di Giorgio Terruzzi

Imola, 1 maggio 1994. Ayrton Senna, il numero uno è morto e un mito è appena nato

Giorgio Terruzzi

A 29 anni dalla tragica scomparsa, il primo maggio del 1994, abbiamo voluto rendere omaggio al Campione e scambiato quattro chiacchiere con Giorgio Terruzzi, giornalista sportivo, scrittore, ma soprattutto amico di Ayrton Senna. Lui lo conosceva bene Ayrton, l’uomo oltre che il pilota e per questo abbiamo voluto sentire dalla sua voce un ricordo di Senna, e quello che ne è uscito è stata più un’emozione che un racconto. 

AYRTON SENNA

Ayrton era una persona semplice, non pensate al Vip, alla bella vita da pilota, no anzi lui della vita ha goduto poco. Era un’anima esposta, ha messo da parte tutto quel “tanto” che sta nella vita di un campione per badare alle cose che stanno nella vita di tutti noi. Questo perché sapeva di essere stato uno fortunato. È nato da una famiglia benestante ed era consapevole di aver avuto una grandissima opportunità, quella cioè di fare ciò che gli piaceva. Il pilota.

AYRTON SENNA

Ayrton convive con il senso di colpa

Era un privilegiato e questo lo faceva sentire in debito, sempre, con chi non aveva avuto la sua stessa fortuna e allo stesso tempo lo spingeva a dare sempre di più, ad essere il più bravo. E questo deve essere un insegnamento per tutti, a dare sempre il massimo soprattutto se la vita ti è girata dalla parte buona.

Ayrton Senna era un capo e come nei film, il nemico spara, spara, ma il capo non lo becca mai se no finisce il film. Ecco, quel giorno è finito il film

Ha messo davanti sempre gli altri, ha aiutato i più poveri con la sua Fondazione, milioni di bambini brasiliani delle favelas. Una volta mi ha detto: “Guarda lì, chissà in quella favela quanti bambini ci sono che potrebbero diventare ottimi dottori, grandi falegnami o bravissimi architetti. Bisogna dargli l’opportunità di provarci, di misurarsi”. Ecco, opportunità. Era una parola che lui aveva sempre in testa perché lui l’aveva avuta e pensava che anche i più sfortunati o i meno abili avrebbero dovuto averla. L’opportunità. Ecco chi ce l’ha dovrebbe avere un po’ il dovere di fare del suo meglio per questo.

AYRTON SENNA

Questo era l’Ayrton fuori dalla pista, nella vita. Quello che saliva in macchina invece era un animale feroce, un “monaco del lavoro” che, sempre per quel discorso di dovere verso il destino, dava il massimo in ogni situazione. E anche quel giorno, turbato, scosso e spaventato da cos’era appena successo è salito in macchina per vincerla, quella gara.

Era un pilota pancia e cuore a differenza di Schumacher che era tutto testa, che non si vergognava di far vedere la parte più intima di sé. Quando vinse il primo mondiale in Giappone, nel 1988, in sala stampa davanti a 600 giornalisti disse: “Volevo dirvi che oggi, mentre guidavo, in fondo al rettilineo ho visto Dio alzarsi dietro la curva”. È matto pensò la maggior parte dei presenti, ma quando ci parlavi insieme la sera o lontano dalle gare, le cose che ti diceva erano quelle. Era completamente trasportato da questa roba qua. 

Questo è Ayrton Senna. Questo è il mito

Nel suo libro “Suite 200” Terruzzi parla dell’ultima notte di Senna a Imola, quella prima dell’incidente. Un libro che non voleva scrivere dice lui, perché quel weekend maledetto, a Imola, era successo di tutto. Il venerdì Barrichello che rischia la vita in un terribile incidente durante le prove libere, sabato la morte di Ratzenberger. Poi dopo anni un sogno, di quelli che al mattino ti rimangono nella testa nitidi. Ecco, questo sogno ha fatto sì che Giorgio riprendesse quello scatolone pieno di ricordi e si rimettesse a raccontare quel momento della vita di Senna pieno di nodi. Un momento dove doveva prendere delle decisioni. “Ed è bellissimo pensare che un uomo, in una notte come quella, provi a fare il bilancio della sua vita”.

TRATTO DA

SUITE 200 – L’ULTIMA NOTTE DI AYRTON SENNA

Sabato 30 aprile 1994, Hotel Castello. Nella Suite 200 si consuma l’ultima notte di Ayrton Senna. Mancano poche ore al Gran premio di San Marino e c’è una cupa tensione nell’aria. Nel primo pomeriggio è morto Roland Ratzenberger, il giorno precedente Rubens Barrichello si è salvato per miracolo dopo un brutto incidente in prova. Senna è scosso, vuole che tutto si fermi.

Il fratello Leonardo gli ha appena fatto ascoltare un nastro che contiene alcune registrazioni compromettenti di Adriane, la sua fidanzata, l’unica persona con cui riesce a trovare un po’ di pace. Senna sa bene quanto è invisa alla famiglia e il gesto del fratello è solo l’ennesimo tentativo di separarli. Sarà una notte di pensieri, riflessioni, tutta la sua vita verrà passata al setaccio. Il complesso rapporto con il padre, i suoi chiacchierati amori, la rivalità con gli altri piloti (Piquet, Prost, l’astro nascente Schumacher), l’afflato mistico che preme dentro di lui e l’urgenza di una svolta, “restituendo a chi ha meno”.

Terruzzi, grazie a uno stile secco e ritmico, ricostruisce con lente psicanalitica la complessità di Senna pilota e uomo, disseziona l’origine del mito. Ne viene fuori un ritratto intimo e inatteso, avvincente nel suo approssimarsi al momento fatale: un campione al cospetto del suo talento, ma anche il profilo di un mondo che dopo il primo maggio 1994 non sarebbe stato più lo stesso. 

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